L’uso della mia Terra
Exploring Rural Transizion è il titolo del Master Internazionale tenuto dall’Università di Pisa che forma i professionisti che si occuperanno del futuro delle aree rurali.
Saranno tra coloro che dovranno trovare le soluzioni in grado di soddisfare esigenze sociali e di consumo nei prossimi anni.
Nella mattinata di lunedì nella frazione di Sillico del comune di Castelnuovo di Garfagnana, parteciperemo ad una tavola rotonda durante la quale ognuno condividerà le sua esperienze di uso del patrimonio ambientale, culturale e umano che è rappresentato dalla Terra. Dalla propria Terra.

Il tutto per ricondurci a discutere del ruolo dell’agricoltura etica e responsabile.
Il dibattito sarà coordinato da Angela Galasso di AiCARE, Agenzia per la Campagna e l’Agricoltura responsabile ed Etica.
I miei colleghi contadini saranno Nunzio Marcelli dell’azienda Porta dei Parchi in Abruzzo e i titolari dell’Azienda Agricola La Poderina in Toscana.
L’Agricoltura Etica e Responsabile per definizione persegue il bene comune degli individui di una collettività.
La stessa definizione la delinea come fattore di condivisione e coinvolgimento di comunità locali e cittadini.
Rappresenta una visione della società fondata su “pratiche sociali, economiche ed ambientali sostenibili, sull’etica, sul senso di responsabilità, sulla reciprocità”
L’agricoltura etica e responsabile “fa riferimento a modelli produttivi di piccole/medie dimensioni integrati su scala locale”.
Parlando dell’esperienza di Parco dei Buoi, evidenzierò come di fatto abbiamo superato quest’ultima affermazione.
Il riferimento a modelli produttivi più o meno piccoli, è una visione obsoleta perchè il concetto stesso di community non ha più dimensioni misurabili e geograficamente individuabili.
La stessa CSA (community supported agriculture) nata come aggregazione di consumatori intorno ad aziende agricole nelle periferie delle grandi città prima giapponesi poi americane, assume oggi un significato diverso e la nostra esperienza dell’orto in abbonamento lo ha dimostrato:
50 famiglie geograficamente sparse su tutto il territorio italiano hanno ricevuto per un anno verdure dall’orto di Parco dei Buoi che è stato letteralmente il loro orto. Da visitare, contemplare, condividere.
La community allora è quella che abita il web se queste conversazioni avvengono in rete.
L’agricoltura etica e responsabile può diventare vera rivoluzione:
– quando riuscirà a colonizzare la parte agricola della rete ed a monopolizzare (le tante) conversazioni e quindi (i tanti) mercati, intorno ai temi del cibo buono e giusto
– quando diventerà un network di legami sociali e relazioni produttive che genereranno bene comune e legittimo ristoro economico per le imprese agricole.
Questo è il passaggio che consente all’agricoltura etica di diventare: innovazione sociale virale
Un altro esempio: Extrascape
Il concorso internazionale che valuta l’olio extra vergine ed il suo oliveto di provenienza organizzato in Molise da un’associazione di produttori di olio extra vergine, MolisExtra, che si è elevata ad una visione più ampia, svincolata da obsoleti limiti geografici.
MolisExtra ha iniziato a tessere una rete i cui nodi sono rappresentati da intelligenze, aziende, centri di ricerca, istituzioni, enti che sono tenuti insieme da relazioni/conversazioni:
coniugare la qualità del prodotto a quella del territorio che lo ha generato e quindi di conseguenza conoscerne gli autori, rappresenta il filtro naturale, la cruna dell’ago attraverso la quale possono passare solo fili tesi verso valori sociali ed etici.
Restano incastrati i cammelli, rappresentati dalle incoscienti aziende business as usual, alla rincorsa del profitto diventato ormai come la carota davanti all’asino.
Extrascape è quindi un’ innovazione sociale che diventerà virale quando, dopo aver coinvolto i produttori di tutto il mondo, coinvolgerà i consumatori del mondo elevando anche loro ad una dimensione che non ha confini geografici ma confini ..umanisti.
In tutto questo quindi mi pare che non centri nulla il marketing, del tutto obsoleto, ma appunto, un nuovo umanesimo che colleghi le persone attraverso la qualità dei prodotti legata a qualità delle persone e dei luoghi.
E’ il concetto di societing applicato all’agricoltura.
Quindi la famosa cruna dell’ago è rappresentata dalla reputazione e cioè dalla capacità di catalizzare intorno a se valori intangibili come la lealtà, l’identità, l’esperienza.
In definitiva l’agricoltura etica e responsabile può generare economia e quindi diventare innovazione sociale ed economica attraverso la leva della reputazione che così permetterebbe a tutti di prendere le giuste decisioni in situazioni difficili come quella che stiamo vivendo.
Ecco insomma, spero di essermi capito… 😉