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2 Comments

  1. Filippo Cintolesi
    07/12/2006 @ 17:18

    Un momento, mi pare che tu stia mettendo insieme cose un po’ diverse: una cosa e’ la qualita’ organolettica di un extravergine, un’altra e’ la sua origine territoriale. Puo’ piacere o non piacere, ma a livello non solo italiano, ma comunitario, questa del _corretto_ legame di un prodotto con le sue origini territoriali e’ una cosa presa sul serio. Da garantire e tutelare contro le truffe. Esistono per legge solo tre modi di legare un olio europeo alle sue origini: dire che e’ prodotto nell’UE. dire che e’ prodotto in un paese specifico dell’UE. dire che appartiene a una DOP o a una IGP specifica. Ogni altro modo e’ giustamente vietato, perche’ il consumatore non avrebbe modo neppure teorico di verificare la veridicita’ dell’attribuzione. Ora, puo’ darsi benissimo che a una persona non interessi minimamente specificare l’origine dell’olio al di sotto del “prodotto in Italia” (lo comunichi cosi’ il tuo extravergine? come prodotto in Italia e basta?). A molti invece interessa. Il senso delle DOP e’ questo ed esclusivamente questo, checche’ ne possano dire comunicatori tendenziosi. Ogni controllo di qualita’ effettuato per avere la DOP, rientra in quelli che in teoria sarebbero i controlli da effettuare per legge per definire extravergine un olio. Al massimo al massimo ci puo’ essere il requisito di acidita’ massima un po’ inferiore, qualche tocoferolo in piu’.
    Quindi lo specifico delle DOP/IGP e’ quello di fornire una prova delle origini geografiche di un olio. Punto.
    Cio’ premesso: io sono uno dei “miopi” che crede nel sistema delle DOP (in mancanza di meglio). Ti dispiacerebbe aiutarmi a capire se il mio caso e’ di miopia “finta”, “pagata”, o “da curare”? E visto che presumo che non ti restera’ che da definirmi “da curare”, ti dispiacerebbe indicarmi la cura?
    Mi limito a dire questo in favore del sistema delle DOP/IGP (di ogni sistema di schedatura del patrimonio olivicolo nazionale, in realta’, questo il punto): se TUTTI gli olivi italiani fossero censiti in un albo DOP o IGP, FINIREBBE ipso facto lo schifo delle quantita’ indefinite (ma da diluvio) di olio “extravergine” fatto credere (con uso furbo della grafica) italiano, quando non addirittura regionale (basta un cipressino in etichetta e il gioco e’ fatto), senza che porti il minimo segno di certificazione d’origine. Semplicemente sapremmo da dove proviene ogni singola bottiglia di olio, e soprattutto sapremmo dove finisce l’olio di ogni singolo olivo. Fine della possibilita’ di darla a intendere per lor signori “primi esportatori di olio nel mondo”!
    E questo e’ il motivo preciso per cui il sistema delle DOP/IGP e’ stato silurato sul nascere proprio nel nostro paese: perche’ non si vuole che funzioni. Si vuole poter avere ancora indefinitamente la possibilita’ di sfornare un x indefinito tot di olio, non si vuole che sia possibile il controllo all’origine. Compiacetevi del coma profondo in cui versa tale sistema, o voi che “non ci credete”. Ma vi prego non fate finta di stupirvene.
    A proposito: che fine ha fatto il progetto Oli-GIS?

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  2. francesco travaglini
    08/12/2006 @ 17:07

    Salve Filippo,
    prima di tutto grazie per il tuo contributo alla discussione.

    Purtroppo però quello che affermi resta DI FATTO una bella storiella alla quale anch’io ho creduto, quando finalmente avevamo la possibilità di etichettare il nostro olio con la DOP “Molise” abbiamo iniziato ad avere dubbi sulla corretta utilità del tanto aspettato (10 anni è durato l’iter per il riconoscimento) marchio DOP.

    Come comunico il mio olio?
    Una bella domanda alla quale stiamo tentando di rispondere proprio in questi giorni io e Pia mia moglie, assaggiatrice membro del gruppo panel di Larino che assegna la DOP nel Molise.

    E si, Filippo, PER AVERE LA DOP BISOGNA SUPERARE IL TEST ORGANOLETTICO: l’olio oltre che essere PRIVO DI DIFETTI(!) deve possedere le CARATTERISTICHE SENSORIALI PROPRIE DEL TERRITORIO NEL QUALE è PRODOTTO.

    Ecco quindi che DOP e caratteristiche organolettiche sono due elementi inscindibili che DOVREBBERO fornire la garanzia per il consumatore ma DI FATTO non ne offrono alcuna ed i consumatori se ne sono accorti visto che il consumo è calato del 38% e sono tornati ad acquistare l’olio SFUSO nonostante questa pratica sia stata scoraggiata dal legislatore (vietando l’uso di contenitori di capacità superiore ai 5 litri).

    DOP e territorio sono quindi due elementi tenuti insieme dal panel test che a mio avviso è uno strumento che per questo scopo è TECNICAMENTE inefficace.

    Allora ecco come abbiamo in mente di “comunicare il nostro olio”:

    COMUNICHEREMO IL MENO POSSIBILE ossia niente “prodotto in Italia”, niente “DOP” scriveremo le informazioni essenziali e per legge indispensabili poi in fondo scriveremo una cosa del genere:

    “tutto quello che c’è da sapere e vi incuriosisce sul nostro olio lo trovate scritto nella nostra etichetta on-line sul sito https://www.parcodeibuoi.com

    Sul nostro blog ci sarà un’area dedicata all’etichetta on line attraverso la quale sarà possibile trovare tutto ciò che si desidera sapere.

    Filippo, sarò miope io?

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